MOSTRA FOTOGRAFICA TRENTO-UGANDA
Alessandra, Elisa, Federico, Irene, Giulia, Laura, Linda e Michele hanno guardato e fotografato l’Africa con la com-passione e la simpatia di chi vuole esserci e capire davvero. Ma tutti noi, svezzati nella cultura occidentale e moderna, abbiamo un velo sugli occhi, una rada tra la nostra vista ed il mondo, che distorce l’essenza del reale che vediamo, trasformandolo in un altro “nostro” reale, una sorta di colonizzazione culturale, non consapevole, difficile da percepire ma evidente da vedere.
Due sguardi Un’Africa nasce dalla voglia di capire e far capire tutto questo. Abbiamo inviato a 12 scuole in Uganda, partner di alcuni progetti ACAV, una cinquantina di apparecchi fotografici di facile utilizzo chiedendo ai ragazzi ugandesi di fotografare la stessa realtà che avevano fotografato i nostri ragazzi in un loro viaggio.Le più di 1500 fotografie arrivate in risposta sono una lettura del mondo diversa ed originale. La realtà è la stessa ma è anche un’altra: quello che il nostro occhio ha cercato e fissato è lo stesso mondo ma è differente dal mondo visto e fotografato dalle ragazze e dai ragazzi africani. Un’unica realtà, due prospettive e visioni insieme, un mondo culturalmente costruito e rappresentato, uno vissuto, costretto, denunciato. Partendo da questa differente punto di vista siamo invitati a scavare e analizzare le fondamenta di un rapporto e di una prepotenza culturale che sono parte integrante della nostra società e del nostro modo di vivere e rapportarci: preconcetti, pregiudizi, buonismi, politicamente corretto o scorretto, la nostra visione sopra tutto. Due sguardi Un’Africa è un’esperienza che testimonia la persistenza di una specie di etica occidentale dello sguardo, pragmatica ma, spesso, disattenta ai reali rapporti e ai confronti di culture esistenti nella società e vuole contrastare il rischio della banalizzazione che deriva dalla poca conoscenza, dalla mancanza di approfondimento, dalla difficoltà di osservare e vedere con gli occhi dell’altro oltre che con i propri._Piero Cavagna, Giulio Malfer.