Binario 21

Binario 21

REPORTAGE

Giuseppe uno dei tre operai saliti sulla torre in segno di protesta per i licenziamenti di Trenitalia ai treni notte, racconta i suoi giorni al Binario 21.

Ai primi di dicembre si stava facendo volantinaggio in stazione Centrale a Milano, con gli striscioni e i cartelli per farci sentire, però si avvicinava l’11 dicembre, data del nostro licenziamento.Eravamo una trentina quelli che ci credevamo ma non succedeva niente.
Carmine e Oliviero, il primo è un delegato, ha fatto scuola di sindacato in camera del lavoro, Oliviero è sempre stato un combattivo, figlio di partigiano, si sono avvicinati e mi hanno detto: ‘se facciamo qualcosa di ecclatante tu ci stai?
Li conosco da 25 anni e, a occhi chiusi gli ho detto: ‘va bene’.

Sapevo che non mi avrebbero portato a occupare i binari, perché non è una nostra forma di protesta. Hanno tenuto tutto nascosto perchè era una cosa delicata, senza dir nulla a nessuno neppure a me fino alla sera prima. Nei giorni successivi, quando arrivavo in stazione, mi guardavo sempre intorno e avevo individuato una possibile torre da salire, pero lì ci avevano messo un lucchetto della Madonna, perchè poco tempo prima era stato occupato dagli operatori degli appalti delle pulizie. Poi lì logisticamente non ti potevi piazzarci sotto un punto per i rifornimenti, per preparare un piatto di pasta o un thè da mandar su, perché passano gli Eurostar e i treni. Così loro hanno individuato questa torre con la pensilina logisticamente il massimo! Non sei proprio in stazione, sei un po’ fuori, su un cavalcavia, stai più tranquillo, sotto c’è viale Umbria, che è un’arteria principale di Milano e anche la gente che passa in macchina ci può vedere.
Il giorno prima mi hanno detto: ‘portati il sacco a pelo, la cioccolata per star via un po’ di giorni’.
La sera fatidica, l’otto Dicembre, con i nostri bagagli, siamo andati a mangiare una pizza, dove abbiamo discusso gli ultimi dettagli. Avevano già le foto della torre scelta e il piano era stato studiato nei minimi particolari.
Quando però mi hanno fatto vedere le foto, mi sono subito preoccupato, io soffro di vertigini e la torre scelta è alta e raggiungibile solo con una scala nel vuoto.
Sono stato zitto erano le 22 che fare? Torno a casa e li lascio da soli? No.
Aspettiamo l’una, perchè partiva l’ultimo treno dalla stazione, siamo entrati in stazione, dal sottopasso dello spogliatoio dai pulitori di stazione, con gli zaini, i sacchi a pelo e gli striscioni già preparati giorni prima. Lo striscione quello grande giallo, ‘l’italia è più divisa senza i treni notte’ lo avevamo già steso sul binario 21 e alcuni agenti della Polfer e della Digos ci chiedevano dove lo avremmo messo così lungo, qualcuno gli ha detto: ‘mah sulle scale centrali della stazione’ e si è fermata lì la cosa.
Allora partito l’ultimo treno, zitti zitti, siamo arrivati sotto la torre, e abbiamo incominciato a salire arrivando al secondo livello per srotolare lo strisicone.
Io ho iniziato a sentire il disagio dell’altezza, mi sono fermato prima, lì dove sono i ragazzi ora, il pavimento sotto era una grata di ferro e vedevi sotto, per me è stata la cosa più difficile vincere la paura del vuoto! Carmine era salito fino all’ultimo piano dove ci sono i proiettori e gridava dammi una mano, la paura… il vento… poi là trema tutto, parecchi punti della torre sono dissaldati, la scala trema i bulloni sono allentati.
Alle 5 del mattino vedo una volante della Polizia che gira nel viale sotto di noi, e poco dopo arriva una pattuglia di poliziotti sotto la torre.
Cominciano a chiamare, a gridare: ‘cosa fate scendete
C’era un romano tra i poliziotti: ‘oh non fate cazzate
Il capopattuglia romano mi fa: ‘posso salire su?
Io:’no non salire, non ti avvicinare… mi butto!’
no no, ti voglio solo parlà
E io gli faccio: ‘ma soffri di vertigini?
No no
Allora sali su!
Ragazzo eccezionale abbiamo parlato due minuti, voleva convincerci a scendere, ma gli ho risposto: ‘sappiamo quello che facciamo’.
Mi ha dato la mano ed è sceso dicendo che se avevamo bisogno di qualcosa di caldo poteva darcelo e di fare attenzione al freddo specialmente alle mani o ai piedi, che avrebbero chiamato subito un’ambulanza.
Nei giorni successivi c’è stata una pattuglia fissa, notte e giorno, poi i fondi economici sono finiti e quindi non potevano più pagare due agenti fissi, e poi noi siamo tranquilli siamo pacifici.
Poi la mattina con la luce ho mandato i primi messaggi e chiamate e alle prime luci dell’alba sono arrivati i primi colleghi e poi i milanesi… e noi ci guardavamo in faccia ma cosa stiamo combinando? Cosa sta succedendo?
Con il passare dei giorni è incominciata ad arrivare la gente comune, ci portavano cibo… le lasagne… il ristorante ci ha fatto arrivare le pizze.
Carmine e Oliviero hanno incominciato a rispondere alle prime interviste, alle telefonate dei giornalisti, dicendo che era una protesta nn solo per gli ottocento licenziamenti, ma che toglievano un servizio pubblico pagato coi soldi dei contribuenti.
E poi con l’arrivo delle televisioni, è iniziato il momento mediatico pazzesco. Santoro… c’è stata tanta curiosità, pensa che una giornalista del Tg5 vuole mandare su una telecamera per fare il grande fartello! … Volevano sapere come dormivi … come facevi ad andare in bagno… vabbe fatti un giro in via Ferrati Aporti, che c’è la gente che dorme per terra nei cartoni tutte le notti!
Invece si diceva, ti prego gira l’obiettivo dall’altra parte e vai a vedere come viaggiano ora i clienti dei treni notte, che devono fare km in corriera o che passano le notti in stazione aspettando le coencidenze della mattina.

Poi sono sceso perchè non ce la facevo piu. Lassù ci siamo voluti bene siamo fratelli più che fratelli ci siamo scelti e sapevamo quanto tempo potevamo stare lì.
Con il nostro gesto chiedevamo di riaprire il tavolo delle trattative di un problema nazionale che non si risolve a Milano. Qualcuno ti ha ascoltato, ma ancora oggi Rocco e Stanislao sono sulla torre.
Siamo al 2 di marzo dall’8 dicembre è passato un po’ di tempo mi dicono 80 90 giorni ho perso il conto, siamo andati a toccare poteri forti, appalti, abbassamento costo del lavoro.
Ora ci vorrebbero riassumere ma perdiamo tutta la nostra anzianità tutti gli scarti, insomma partire da zero!

Quando hai preso la decisione di scendere dalla torre?

Eravamo ad un punto in cui avevano avuto il picco d’interesse sui media, e cominciavo ad avere dei problemi fisici e psicologici. Pensavo, al danno delle onde elettromagnetiche, all’inquinamento pm 10 dato dal viale che passa quì sotto, e non ero più sereno. Mi sarebbe dispiaciuto che qualche mia reazione poteva mandare ‘a quel paese’ tutto.
Così la sera dopo cena ho detto: ‘ragazzi mi dispiace io me ne vado
ho agganciato il mio zaino alla corda e l’ho buttato giù e mentre parlavo ho aperto la botola e sono sceso. Loro sono rimasti sbigottiti, per non dire altro, non si sono resi conto, di quello che facevo. Carmine si è girato ha visto la botola aperta e io non c’ero più!
Sono andato a casa e solo dopo due giorni sono uscito e sono andato in federazione direttamente, era inutile venire qua.
Sono andato in federazione e ho conosciuto i responsabili regionali e mi sono reso conto del grande vuoto che c’è, non hanno idee, sono in seria difficoltà.
Un funzionario mi dice: ‘quello che hai fatto te io non avrei avuto il coraggio di farlo
Questo mi fa preoccupare parecchio, perché quello che ti rappresenta si deve buttare nel fuoco per salvaguardare un posto di lavoro, hai scelto tu di fare il delegato. Placido Rizzotto ce lo ha insegnato che è morto ammazzato dalla mafia. E quando questo mi dice che ha paura io vedo la federazione in difficoltà. è anche un problema di cambio generazionale, ora i nuovi rappresentanti non hanno la preparazione la stessa passione di quelli che hanno lasciato.

Sai quanti pensieri ti passano per la mente quando sei lassù?
Io sono nato a Scampia e son venuto su per lavorare, ma io permetti che per 800 1100 euro vado a lavorare per un camorrista? Ma io vado a Scampia con 200 300 al giorno faccio il palo e avviso quando arriva la volante agli spacciatori. Mi danno 300 al giorno per lavorare con dei camorristi ma almeno ci guadagno io.

Progetto realizzato da Claudia Avventi _ Giulio Malfer